VENEZIA, 23.04 - 27.11 2022

BIENNALE ARTE 2022

IL LATTE DEI SOGNI

PADIGLIONE GEORGIA – “Mi fa pena il giardino” – BIENNALE ARTE 2022

Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze, I Pity the Garden, 2022, Gif image and studies for VR Experience "I Pity the Garden". Courtesy the artists
Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze, I Pity the Garden, 2022, Gif image and studies for VR Experience "I Pity the Garden". Courtesy the artists

Sede:

Spazio Punch, Fondamenta S. Biagio, 800/O, Giudecca, 30133 Venezia

 

Commissario: Magda Guruli;

 

Curatori: Vato Urushadze, Khatia Tchokhonelidze, Giorgi Spanderashvili;

 

Espositori: Mariam Natroshvili, Detu Jincharadze

Mi fa pena il giardino è l’opera di due artisti di Tbilisi, Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze, sul presagio della fine che introduce il visitatore nel realismo magico dell’antropocene mediante un’installazione video e un’esperienza di Realtà Virtuale/ VR.

Per gli artisti nati qualche anno prima della disintegrazione dell’URSS, la sensazione della fine è parte intrinseca della memoria e della quotidianità.

L’instabilità del Sud globale genera una permanente ma variegata attesa della fine: una fine che non implica necessariamente la scomparsa ma presuppone piuttosto l’inizio di qualcosa di diverso, anche se spesso la drammaturgia degli eventi assomiglia a quella di una realtà distopica o di una fiaba dell’orrore. Un giardino metaforico vuoto che si secca, s’infuoca e muore.

 

Mi fa pena il giardino fa immergere lo spettatore in un ambiente ipnotizzante, costruito da forme mitopoietiche della narrazione artistica.

È un’osservazione sui segni della fine: l’orizzonte è infuocato, la città è svuotata, un cane abbaia incatenato al muro delle parole, un ufficio si sfascia, gli scaffali di un supermercato sono invasi dagli insetti.

L’ambiente svuotato sembra un videogame abbandonato, privo di presenza umana.

Si vedono solo le orme lasciate da esseri umani, gli errori irrimediabili, le ferite della Terra.

La scena centrale dell’esperienza VR è il giardino dei fantasmi, un giardino virtuale che raccoglie le piante estinte a seguito dell’intervento umano.

Questa crisi ecologica nella vita reale, rappresentata tramite l’esperienza VR, è un altro segno della fine.

 

Mi fa pena il giardino è un’opera poetica che restituisce un ambiente traumatizzato, avulso dalla realtà oggettiva.

Gli spettatori sono invitati a muoversi tra le sequenze visive interattive e autogenerate di un puzzle non lineare, costituito da luoghi reali e ambienti frammentati, i quali illuminano l’universo scosso dall’operato umano.

È un’opera che ci parla, con una nuova lingua surreale, dell’epoca tecnologica, di una fine e di un inizio.

Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze sono due artisti che vivono a Tbilisi e lavorano insieme dal 2011.

La loro pratica include progetti visivi, multimediali, interdisciplinari e curatoriali e usano strumenti come il linguaggio, le parole, i testi, VR e immagini generate al computer/CGI per focalizzarsi su temi come la scomparsa e l’oblio.

Si interrogano sul concetto di memoria personale e collettiva trasformata da eventi socio-politici di rilievo.

Il titolo del progetto ripropone i famosi versi della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (1934-1967) sul “giardino morente” che descrive, dalla spiccata prospettiva eco-femminista dell’autrice, il rapporto emotivo di una donna con il mondo circostante.

Contemporaneamente e per la durata dell’evento veneziano sono previsti:

  • in Giorgia a Tbilisi un programma collaterale al Padiglione che prevede

attività artistiche quali presentazioni, workshop, talk e proiezioni video, con l’obiettivo di mettere in contatto gli autori, ricercatori e artisti georgiani e internazionali.

  • Residenze culturali presso l’esposizione con giovani professionisti provenienti a turno dalla Georgia che avranno opportunità di maturare un’esperienza professionale e artistica.

23 aprile – 27 novembre 2022

Mercoledì – lunedì 11.30 – 19.30 (23.04 – 25.09) 10.30 – 18.30 (26.09 – 27.11.2022)

La 59. Esposizione Internazionale d’Arte si svolge dal 23 aprile al 27 novembre 2022 (pre-apertura 20, 21 e 22 aprile), curata da Cecilia Alemani. “Come prima donna italiana a rivestire questa posizione, mi riprometto di dare voce ad artiste e artisti per realizzare progetti unici che riflettano le loro visioni e la nostra società”, ha dichiarato Alemani. Cecilia Alemani è una curatrice con all’attivo numerose mostre su artisti contemporanei, responsabile e capo curatore di High Line Art, programma di arte pubblica della High Line, il parco urbano sopraelevato di New York, nonché già curatrice del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2017.