La Malesia (MY) è presente alla 59^ Biennale Arte di Venezia con una mostra collaterale commissionata a PORT.
PORT (People Of Remarkable Talents) è il marchio di Kampung Karyawan Amanjaya, agenzia culturale interamente finanziata dal governo statale di Perak della Malesia.
Istituito nel 2011, l’obiettivo principale di PORT è rendere le arti più accessibili al pubblico creando costantemente programmi legati all’arte che coinvolgono personalità artistiche e culturali locali e internazionali.
PORT ha incaricato un gruppo di curatori di elaborare una mostra dal titolo Pera + Flora + Fauna.
La sede della mostra è uno spazio espositivo di circa 150 metri quadri in un locale storico adiacente la Chiesetta della Misericordia, recentemente restaurato in stile minimal, con dettagli in legno e attrezzato per eventi espositivi.
Pera + Flora + Fauna affronta la questione su come l’indigeno e la natura siano influenzati dagli atteggiamenti culturali delle nazioni industrializzate, le stesse nazioni che contribuiscono a creare i problemi ambientali esistenti.
Attraverso la mostra il quesito se il pensiero estetico può sostenere la conservazione e il ripristino della natura o dei diritti e dei modi di vita indigeni, viene posto al centro dell’attenzione dei visitatori.
Ci si chiede se popolazioni indigene possono ottenere la libertà di rivendicare collettivamente “la propria storia e le proprie narrazioni sfidando la storia documentata (dell’arte) tradizionale scritta dai non indigeni?
Pera + Flora + Fauna intende affrontare queste domande attingendo a diverse prospettive dell’uomo, della natura e della loro interrelazione.
La mostra presenta artisti di molteplici discipline che spaziano dalla performance, al cinema, al suono, alla scultura e ai nuovi media.
Gli artisti sono i malesi Azizan Paiman, Kamal Sabran, Kapallorek Artspace, Kim Ng, Projek Rabak, Saiful Razman e l’italiano Stefano Cagol con il contributo e la partecipazione del popolo della tribù Semai di Kampung Ras, Sungkai, Perak.
Per i curatori questo progetto espositivo ha lo scopo di re-immaginare la natura e l’indigenità in relazione all’etica e all’estetica, mettendo in discussione chi possiede la natura e chi possiede la storia indigena”.