La mostra Eugen Raportoru: The Abduction from the Seraglio. Roma Women: Performative Strategies of Resistance, evento collaterale della 59^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è ospitata presso la prestigiosa sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere e arti di Venezia nel centralissimo Campo Santo Stefano.
La mostra è organizzata dall’Istituto Europeo per le Arti e la Cultura Rom (ERIAC) che è un’iniziativa congiunta del Consiglio d’Europa, delle Open Society Foundations e dell’Alleanza per l’Istituto europeo per le arti e la cultura dei rom, iniziativa dei Leader dei Rom.
Nella lunga storia della Biennale, questa è solo la quarta occasione in cui viene assicurata una presenza dell’arte rom e la seconda volta in cui ERIAC è commissario dell’evento collaterale rom.
Questa mostra personale di un’artista di origine rom, Eugen Raportoru, presentata in collaborazione con un gruppo di artisti e intellettuali rom comprende infatti anche performance, azioni, interventi femministi e accademici.
La mostra rappresenta una nuova pietra miliare per il movimento culturale dei Rom nella storia dell’arte europea.
Tra i pittori più riconosciuti della sua generazione nel suo paese d’origine, Eugen Raportoru (Bucarest, 1961) è sempre stato orgoglioso delle sue origini rom.
Le sue recenti sperimentazioni installative raccontano ricordi passati della sua infanzia e spesso contengono elementi autoreferenziali attraverso i quali crea una genealogia nascosta delle verità non dette degli ambienti domestici.
La mostra comprende una serie di installazioni site-specific composte da numerosi oggetti inerenti allo spazio domestico rom, mentre una selezione di dipinti ripercorre la traiettoria irta dei tappeti orientali nelle famiglie dell’Europa orientale.
La serie si basa sulla comprensione del significato e sulla testimonianza delle narrazioni che tali oggetti incarnano, nonché sulla loro capacità di informare e riflettere la cultura Rom, le vite dei Rom e la distribuzione della conoscenza dei Rom.
Al significato del sillogismo dell’abduzione, caricata in questo contesto di proiezioni patriarcali sul corpo femminile, risponde una serie di interventi, azioni e performance nella seconda parte dell’esposizione, Rom Women: Performative Strategies of Resistance che riflette sulla doppia posizione di minoranza che occupano le donne Rom.
Lo spettatore è invitato a meditare sulla specifica configurazione spazio-temporale delle nozioni di identità e storia, ma anche di trauma, speranza, corpo e affetto.