La mostra Claire Tabouret: I am spacious, singing flesh/ Sono spazioso, carne che canta, evento collaterale della 59^ esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia ha sede nello storico palazzo Cavanis, posizionato nella Fondamenta delle Zattere, che offre uno spazio espositivo fronte canale della Giudecca con ingresso principale dalla Fondamenta.
La mostra presenta una nuova lettura critica delle dimensioni chiave del lavoro dell’artista francese con sede a Los Angeles.
È una straordinaria mostra d’indagine nella quale la curatrice Kathryn Weir esplora il lavoro dell’artista nelle sue molteplici trasformazioni: di sé, dell’altro, delle identità collettive, della lotta.
Attraverso 25 opere di Tabouret tratte principalmente dall’ultimo decennio della poliedrica pratica dell’artista, la mostra presenta dipinti, sculture, video e opere su carta.
Opere che creano un dialogo potente e inaspettato con una serie di oggetti devozionali popolari derivati da varie collezioni archeologiche e liturgiche in Italia, proposte dall’artista.
Il visitatore si confronta quindi con soggettività erranti e materialismo magico che costituiscono gli assi tematici della mostra.
A poco a poco, un potenziale sospeso e un attrito metafisico inscritti nelle opere vengono alla ribalta attraverso associazioni interiori ed esteriori, materiali e spirituali, visibili e invisibili.
Un enigmatico linguaggio di rituali e ripetizioni dispiega misteriosi stati di coscienza e intrappola l’identità individuale in forze più ampie.
Nella mostra c’è, infatti, una condizione doppia e multipla del sé esplorata anche in relazione alla fertilità e alla maternità
Interessante è, in particolare, il confronto con due Madri di Capua, celebri sculture ex voto scolpite nel tufo vulcanico nel periodo 500 – 200 a.C., presenza magica che introduce un rinnovato legame materico con la terra.
Processi di incarnazione e trasfigurazione, creature mostruose e inspiegabili, sono tutti legati in una possibilità miracolosa di trasformazione.