Sede: Palazzo delle Prigioni, Castello, 4209 (San Marco)
L’evento
Come tradizione, da anni il Palazzo delle prigioni tra Palazzo ducale e lo storico Hotel Danieli in Riva degli Schiavoni affacciato al bacino di san marco, ospita una mostra di Taiwan, come evento collaterale alla Biennale.
La mostra è organizzata con la collaborazione dello studio Divooe Zein Architects ed esplora e scava gli elementi gradualmente dimenticati: natura, specie di flora e fauna e cultura all’interno della continua migrazione primitiva su Taiwan.
Creando uno spazio per vivere e attraverso il processo di costruzione dell’architettura, lo studio cerca di imparare da coloro che lo circondano e di collaborare ulteriormente con coloro che applicano l’antica saggezza alla loro vita quotidiana.
A poco a poco, le persone si formano insieme e dipingono l’intero quadro della vita.
Le persone che desiderano vivere più vicino alla natura tendono a viaggiare tra aree urbane e rurali.
Questo tipo di stile di vita informale e in continua evoluzione è ben rappresentato da viaggiatori, praticanti spirituali e coloro che perseguono il loro santuario nella natura.
Situata nell’Asia orientale, Taiwan si trova nel punto di convergenza della placca euroasiatica e della placca marina delle Filippine.
Essendo una delle patrie del popolo austronesiano, Taiwan è circondata dal mare e circa il 70% del paesaggio è coperto da verdeggianti foreste alpine e dolci colline. TAIWAN è la trentottesima isola più grande del mondo, ha un clima tropicale marino complessivo che ospita oltre 4.077 specie di piante vascolari autoctone, 800 specie di vertebrati e 20.000 specie registrate di insetti.
C’è una linea sottile che regola l’equilibrio tra sviluppo e conservazione della natura.
La mostra parte dal quesito centrale How will we live together?,proposto dal direttore Sarkis per affrontare il problema di come può porsi l’architettura di fronte a un ambiente che è al tempo stesso multiculturale e locale.
Si cerca di capire che ruolo può svolgere l’architetto di fronte alle contraddizioni che sussistono tra una civiltà ipersviluppata e Madre Natura.
Nell’era dell’informazione, l’architettura è chiamata a rispondere alle esigenze dell’ambiente, dei sensi, delle percezioni e delle esperienze dell’uomo moderno.