Una piccola ma preziosa ricognizione nella pittura di Bice Lazzari, con l’occhio attento al suo passaggio al minimalismo astratto dalla fine degli anni Sessanta.
BICE LAZZARI. Fra spazio e misura
In collaborazione con l’Archivio Bice Lazzari, dal 22 aprile, in parallelo con l’apertura della Biennale Arte 2022 la Galleria internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro presenta BICE LAZZARI. Fra spazio e misura.
La mostra rappresenta una piccola ma preziosa ricognizione nella pittura di Bice Lazzari, nel periodo di passaggio dall’informale al minimalismo astratto fra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta.
Figura isolata e solitaria, Bice Lazzari (Venezia 1900- Roma 1981) nasce in una solida famiglia borghese di imprenditori e architetti.
Nel 1916 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove segue i corsi di decorazione e non di pittura perché non considerati adatti ad “una signorina di buona famiglia” a causa delle lezioni di nudo.
Inizia quindi a lavorare, come artista, nel settore delle arti applicate dove approfondisce gli orientamenti e gli sviluppi non figurativi delle arti decorative moderne.
Nell’ambiente artistico veneziano degli anni ’30, animato dal Circolo Artistico di Palazzo dei Piombi e dal Caffè sulla riva delle Zattere, frequentava Carlo Scarpa, che diventerà suo cognato sposando sua sorella Onorina, Mario Deluigi e Virgilio Guidi ed iniziò un percorso d’avanguardia e di ricerca razionalista.
Nel 1935 Bice Lazzari si trasferisce a Roma dove continua la sua fruttuosa collaborazione con i maggiori architetti e decoratori dell’epoca.
Solo nel secondo dopoguerra riprende in mano i colori concentrandosi su una pittura non legata alla committenza, qui inizia la sua ricerca su una pittura fortemente materica ricca di colle, sabbie e tempere miste.
Negli ultimi 10 anni dal 1970 usa invece la pittura acrilica, più fluida e brillante realizzando alcune delle opere astratte più compiutamente riuscite di una ricerca che parte dalla metà degli anni ’20.
Il segno è ripetuto ossessivamente e ritmicamente sulla tela monocroma e la griglia compositiva, pur nella sua scarna semplicità geometrica, conserva un afflato lirico unico e originale.
Queste opere della maturità sono perfetti equilibri formali in cui il segno scandisce ritmicamente il campo della tela imprigionando l’occhio dello spettatore nella relazione fra spazio, tempo e misura.