Il titolo della mostra di Albert Oehlen alla galleria Gagosian di Beverly Hills è un omaggio all’artista John Graham
ALBERT OEHLEN Tramonto Spaventoso
Gagosian presenta nella sua galleria di Beverly Hills Tramonto Spaventoso, una mostra di Albert Oehlen, artista contemporaneo tedesco nato nel 1954 a Krefeld.
Attraverso il suo lavoro sperimentale, Oehlen cerca costantemente di sfidare le gerarchie tradizionali della pittura con colori, forme e relazioni spaziali audaci, esplorando sempre la funzione di un mezzo, piuttosto che la sua capacità di trasmettere significato o evocare emozioni.
La mostra comprende la seconda parte della sua versione della Cappella Rothko a Houston e altri nuovi dipinti.
La prima parte del progetto, composta da quattro dipinti che rispecchiano la scala imponente delle composizioni Color Field nella Cappella, contrastando la contemplatività di Rothko con la loro frenetica energia, è stata esposta alle Serpentine Galleries, Londra, nel 2019-20.
Entrambe le parti compongono l’opera Tramonto Spaventoso (2019-20).
Oehlen utilizza elementi astratti, figurativi e collage per interrompere le storie e le convenzioni della pittura moderna.
Aggiungendo componenti improvvisati, scopre possibilità sempre nuove per il genere.
Pur sostenendo la pittura “cattiva” autocoscientemente amatoriale, Oehlen continua a infondere il gesto espressivo con l’atteggiamento surrealista, denigrando apertamente la ricerca di una forma affidabile e di un significato stabile.
Nelle tele di grandi dimensioni in mostra alla galleria di Beverly Hills, Oehlen utilizza acrilico, vernice spray, carbone e tessuto a motivi per interpretare e trasformare il dipinto di John Graham Tramonto Spaventoso (1940-1949).
E’ un’opera del russo -pittore modernista americano di nascita che Oehlen ha scoperto negli anni ’90 e da allora ne è rimasto affascinato.
Usando la pittura simile a un puzzle di Graham come veicolo per interpretazioni ripetute, Oehlen riconfigura gli elementi in modi diversi e assurdi attraverso più composizioni.
La mostra, che porta lo stesso titolo, è quindi in parte un omaggio all’artista precedente e meno conosciuto.