#46 Il Palazzo di Giustizia a Ferrara di Carlo Aymonino – Dall’indeterminatezza al completamento del luogo urbano

- LUOGO: VENEZIA - UNIVERSITA’ di ARCHITETTURA IUAV

- INDIRIZZO: Mostre online

Il Palazzo di Giustizia di Ferrara è un’opera che evidenza l’attenzione di Aymonino per la scala urbana, in un intervento in cui si incontrano tre esigenze: conservazione, restauro e innesto del nuovo.

#46 Il Palazzo di Giustizia a Ferrara di Carlo Aymonino – Dall’indeterminatezza al completamento del luogo urbano

 

 

PETIT TOUR è un’iniziativa dell’Archivio progetti dell’Università di Architettura (IUAV) di Venezia.

Nato nel 1987 come struttura del Dipartimento di Progettazione, l’archivio ebbe la sua prima sede presso il Masieri Memorial, palazzina affacciata sul Canal Grande, il cui restauro rappresenta l’unico intervento a Venezia del grande architetto americano Frank Lloyd Wright.

Oggi l’Archivio è inserito nel Sistema Bibliotecario e Documentale dell’Ateneo veneziano.

Nella sua attività costante di ricerca e valorizzazione l’Archivio presenta online pillole di architetti famosi, che stimolano il desiderio di approfondimento e di conoscenza, aiutano il lavoro di ricerca e concorrono ad incrementare la sensibilità dei nuovi architetti ai valori del costruire nel terzo millennio.

Si tratta di schede molto essenziali nel testo, con una adeguata documentazione fotografica e bibliografica.

La scheda n° 46 è dedicata ad una delle figure più rilevanti dell’architettura del secondo Novecento, Carlo Aymonino (1926 – 2010) che è stato docente presso l’Università di Architettura IUAV di Venezia dal 1967 al 1981, quando si trasferì ad insegnare all’Università di Roma.

I suoi progetti principali fino alla fine degli anni Settanta erano orientati sulla sperimentazione compositiva delle leggi geometriche elementari.

Nei progetti successivi prevale invece l’interesse per la scala urbana.

Nel 2021 l’ampia retrospettiva Carlo Aymonino. Fedeltà al tradimento allestita presso la Triennale di Milano ne ha compiutamente documentato la traiettoria umana e artistica.

La mostra online dell’archivio progetti rivolge l’interesse al progetto del Palazzo di giustizia di Ferrara con il titolo Il Palazzo di Giustizia a Ferrara di Carlo Aymonino Dall’indeterminatezza al completamento del luogo urbano.

Nel centro di Ferrara, a poca distanza dal Castello Estense, Carlo Aymonino progetta nel 1977 la nuova sede del Palazzo di Giustizia.

L’intervento è realizzato su un’area che in parte corrispondeva all’ex convento della cinquecentesca Chiesa del Gesù: un luogo “non risolto” accresciutosi nel corso della sua storia attraverso cambi di destinazione.

Col riadattamento, nel Seicento, a nuovo Collegio, il complesso architettonico acquisisce l’impianto odierno: due ali parallele, collegate a “c”, sul fondo est, da un portico.

L’ala più antica, adiacente alla chiesa, costituisce il monumentale corridoio voltato che s’innalza su due livelli, distribuendo gli ambienti religiosi; mentre l’ala nord è il riadattamento di edifici in parte esistenti.

Questo grande contenitore urbano ha assolto, nel tempo, funzione di collegio, di carcere, di caserma, e, in ultimo, di scuole superiori.

L’analisi sul manufatto identifica un ampio ventaglio di modalità d’intervento: la conservazione, il restauro, l’innesto del nuovo.

Al posto di un edificio di nessuna valenza architettonica, Aymonino pone una nuova architettura che suddivide l’ampio spazio della corte originaria: un cortile anteriore, che convoglia verso il grande ingresso centrale il flusso proveniente dall’esterno, ed un giardino retrostante.

Il nuovo corpo di fabbrica per le aule del tribunale e, al piano interrato, i depositi di sicurezza, accentua la simmetria dell’edificio storico ed è attraversato da un crocevia di percorsi vetrati.

L’edificio viene mantenuto più basso dei corpi adiacenti in cui si innesta, conservando in questo modo una continuità di rapporti, pur in arretramento, col fronte strada, evitando però il mimetismo grazie all’utilizzo di un rivestimento in klinker.

Spicca la soluzione degli agganci vetrati con le ali storiche adiacenti, attraverso lucernari inclinati che raggiungono il livello sottogronda e fasce vetrate che mantengono un diaframma ideale tra il nuovo e l’antico.

La scelta del vetro e della trasparenza era atipica in edifici con la funzione dell’amministrazione della giustizia e conferiscono all’opera uno dei tratti caratterizzanti, oggi stemperato dall’apposizione di superfici opache.

Al crocevia dei percorsi vetrati si agganciano quattro corpi di fabbrica: quelli verso il fronte strada sono a doppio livello; mentre hanno un solo piano quelli verso il giardino in modo da favorire una maestosa visione posteriore della volta centrale.

Da questo lato, una copertura vetrata degradante e ondulata protegge i collegamenti interni simulando una sorta di serra prossima al giardino, ricordando un’analoga soluzione operata nella parte di completamento dell’antico in Palazzo Scattolari a Pesaro.

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