A Vicenza i capolavori di Palazzo Chiericati

In concomitanza con la mostra in Basilica Palladiana, la Pinacoteca civica di Palazzo Chiericati ospiterà dal 3 ottobre al 20 gennaio 2013 la mostra “Cinque secoli di volti. Una società e la sua immagine nei capolavori di Palazzo Chiericati”, che sarà allestita negli ambienti a piano terra e negli spazi suggestivi dei seminterrati palladiani, oggetto di radicale intervento di recupero e funzionalizzazione che li renderà per la prima volta pienamente utilizzati, costituendo dunque una totale novità per il pubblico. La mostra, concepita come dialogo e risposta all’evento presso la Basilica Palladiana, prevede una scelta selezione di ritratti dal XVI al XX secolo appartenenti alle raccolte civiche. Le prime sale ospiteranno i ritratti delle aristocratiche famiglie vicentine, tutte legate ai proprietari del palazzo da rapporti di amicizia o parentela: i Gualdo e i Valmarana, Ippolito Porto, eroe di Mülberg e di Lepanto, il vescovo Ludovico Chiericati, la poetessa Maddalena Campiglia, Isabella di Savoia d’Este nella raffinata mise dipinta per lei da Pourbous.
La mostra prosegue attraverso il 1700, con l’Autoritratto di Louis Dorigny e il ritratto dell’incisore Cristoforo dell’Acqua, per giungere all’inizio del 1800 con il profilo in marmo di Ottavio Trento di Antonio Canova. L’Ottocento è rappresentato da opere del ritrattista Giovanni Busato e da sculture di Maria Scola Camerini. Il Novecento chiude la rassegna con opere di Alessandro Milesi, Achille Beltrame, Miro Gasparello, e Ubaldo Oppi. Una sezione della mostra sarà dedicata a Neri Pozza, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, con l’esposizione di un cospicuo numero di ritratti di sua mano, o appartenenti alla raccolta d’arte donata al Museo da lui e dalla moglie Lea Quaretti.

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A Vicenza i capolavori di Palazzo Chiericati

In concomitanza con la mostra in Basilica Palladiana, la Pinacoteca civica di Palazzo Chiericati ospiterà dal 3 ottobre al 20 gennaio 2013 la mostra “Cinque secoli di volti. Una società e la sua immagine nei capolavori di Palazzo Chiericati”, che sarà allestita negli ambienti a piano terra e negli spazi suggestivi dei seminterrati palladiani, oggetto di radicale intervento di recupero e funzionalizzazione che li renderà per la prima volta pienamente utilizzati, costituendo dunque una totale novità per il pubblico. La mostra, concepita come dialogo e risposta all’evento presso la Basilica Palladiana, prevede una scelta selezione di ritratti dal XVI al XX secolo appartenenti alle raccolte civiche. Le prime sale ospiteranno i ritratti delle aristocratiche famiglie vicentine, tutte legate ai proprietari del palazzo da rapporti di amicizia o parentela: i Gualdo e i Valmarana, Ippolito Porto, eroe di Mülberg e di Lepanto, il vescovo Ludovico Chiericati, la poetessa Maddalena Campiglia, Isabella di Savoia d’Este nella raffinata mise dipinta per lei da Pourbous.
La mostra prosegue attraverso il 1700, con l’Autoritratto di Louis Dorigny e il ritratto dell’incisore Cristoforo dell’Acqua, per giungere all’inizio del 1800 con il profilo in marmo di Ottavio Trento di Antonio Canova. L’Ottocento è rappresentato da opere del ritrattista Giovanni Busato e da sculture di Maria Scola Camerini. Il Novecento chiude la rassegna con opere di Alessandro Milesi, Achille Beltrame, Miro Gasparello, e Ubaldo Oppi. Una sezione della mostra sarà dedicata a Neri Pozza, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, con l’esposizione di un cospicuo numero di ritratti di sua mano, o appartenenti alla raccolta d’arte donata al Museo da lui e dalla moglie Lea Quaretti.

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A Palazzo Roverella tre anni di grandi mostre

La Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha assunto la gestione di Palazzo Roverella firmando con il Comune una convenzione della durata di dieci anni con l’impegno di programmare e organizzare appuntamenti espositivi e di valorizzare al contempo la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile.
Partendo dalla positiva esperienza di grandi eventi espositivi ospitati nella sede del prestigioso Palazzo negli ultimi 6 anni, che hanno registrato un successo di pubblico e di critica e hanno favorito la scoperta di Rovigo come città d’arte, si è elaborata la programmazione dei primi tre anni in cui i singoli eventi sono affidati a differenti curatori scientifici, sotto la diretta regia della Fondazione stessa.
La programmazione delle mostre di maggior impegno viene confermata nella prima metà di ogni anno (gennaio/febbraio – giugno).
La proposta include anche delle appendici autunnali, con mostre di tipologia e dimensione diverse. Per il primo anno, ad esempio, viene ripresa la fortunata serie di mostre dedicate all’illustrazione per l’infanzia, create appositamente per un pubblico familiare e scolastico.
Il triennio di eventi espositivi di respiro nazionale conferma la vocazione di Rovigo a presentare iniziative che abbiano un focus sull’arte italiana tra Otto e Novecento, scegliendo però un taglio diverso, più teso ad illustrare visioni e contaminazioni in chiave europea.

Nella presa in gestione di Palazzo Roverella da parte della Fondazione, obiettivo è anche quello di valorizzare la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile, tenendola aperta al pubblico non solo durante le mostre temporanee, ma anche negli altri periodi dell’anno e proponendo una selezione di volta in volta “ragionata” dei suoi maggiori capolavori. Già durante il primo evento espositivo in programma per l’autunno, si potranno ammirare 80 importanti dipinti selezionati dalla collezione permanente.

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A Palazzo Roverella tre anni di grandi mostre

La Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha assunto la gestione di Palazzo Roverella firmando con il Comune una convenzione della durata di dieci anni con l’impegno di programmare e organizzare appuntamenti espositivi e di valorizzare al contempo la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile.
Partendo dalla positiva esperienza di grandi eventi espositivi ospitati nella sede del prestigioso Palazzo negli ultimi 6 anni, che hanno registrato un successo di pubblico e di critica e hanno favorito la scoperta di Rovigo come città d’arte, si è elaborata la programmazione dei primi tre anni in cui i singoli eventi sono affidati a differenti curatori scientifici, sotto la diretta regia della Fondazione stessa.
La programmazione delle mostre di maggior impegno viene confermata nella prima metà di ogni anno (gennaio/febbraio – giugno).
La proposta include anche delle appendici autunnali, con mostre di tipologia e dimensione diverse. Per il primo anno, ad esempio, viene ripresa la fortunata serie di mostre dedicate all’illustrazione per l’infanzia, create appositamente per un pubblico familiare e scolastico.
Il triennio di eventi espositivi di respiro nazionale conferma la vocazione di Rovigo a presentare iniziative che abbiano un focus sull’arte italiana tra Otto e Novecento, scegliendo però un taglio diverso, più teso ad illustrare visioni e contaminazioni in chiave europea.

Nella presa in gestione di Palazzo Roverella da parte della Fondazione, obiettivo è anche quello di valorizzare la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile, tenendola aperta al pubblico non solo durante le mostre temporanee, ma anche negli altri periodi dell’anno e proponendo una selezione di volta in volta “ragionata” dei suoi maggiori capolavori. Già durante il primo evento espositivo in programma per l’autunno, si potranno ammirare 80 importanti dipinti selezionati dalla collezione permanente.

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Foto: Grazia Lissi

La Basilica Palladiana di Vicenza riapre dopo il restauro

Foto: Grazia LissiDopo 5 anni riapre la Basilica Palladiana. 21 milioni di euro per ridare vita al Simbolo di Vicenza.

Cinque anni di interventi, durante i quali è rimasta chiusa, 21 milioni di euro investiti e finalmente la Basilica Palladiana, il capolavoro dell’architettura pubblica di Palladio, è pronto a ridiventare punto di riferimento non solo per i turisti ma per i vicentini che hanno sempre vissuto questo loro monumento come fulcro della vita cittadina.

Va detto che la campagna di restauro, promossa dal Comune e finanziata quasi integralmente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, non si è limitata alla magnifica livrea esterna dell’edificio, ovvero a quel meraviglioso rivestimento in pietra bianca inventato da Palladio per dare nuova veste al medievale Palazzo della Ragione, ma ha coinvolto anche le strutture preesistenti alla “invenzione” palladiana, liberandole dagli effetti dei numerosi interventi succedutesi nei secoli. Compreso quello del 1948, all’indomani della secondo conflitto mondiale, quando il celeberrimo tetto a carena di nave rovesciata, ricoperto da lastre di rame, disintegrato dalla caduta di una bomba venne ricostruito ricorrendo non al legno, com’era in origine ma al cemento armato. Scelta infelice, anche se comprensibilmente dettata dalle urgenze di quel momento storico.

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Foto: Grazia Lissi

La Basilica Palladiana di Vicenza riapre dopo il restauro

Foto: Grazia LissiDopo 5 anni riapre la Basilica Palladiana. 21 milioni di euro per ridare vita al Simbolo di Vicenza.

Cinque anni di interventi, durante i quali è rimasta chiusa, 21 milioni di euro investiti e finalmente la Basilica Palladiana, il capolavoro dell’architettura pubblica di Palladio, è pronto a ridiventare punto di riferimento non solo per i turisti ma per i vicentini che hanno sempre vissuto questo loro monumento come fulcro della vita cittadina.

Va detto che la campagna di restauro, promossa dal Comune e finanziata quasi integralmente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, non si è limitata alla magnifica livrea esterna dell’edificio, ovvero a quel meraviglioso rivestimento in pietra bianca inventato da Palladio per dare nuova veste al medievale Palazzo della Ragione, ma ha coinvolto anche le strutture preesistenti alla “invenzione” palladiana, liberandole dagli effetti dei numerosi interventi succedutesi nei secoli. Compreso quello del 1948, all’indomani della secondo conflitto mondiale, quando il celeberrimo tetto a carena di nave rovesciata, ricoperto da lastre di rame, disintegrato dalla caduta di una bomba venne ricostruito ricorrendo non al legno, com’era in origine ma al cemento armato. Scelta infelice, anche se comprensibilmente dettata dalle urgenze di quel momento storico.

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L’età del Rame: Ötzi era “bresciano”?

Ötzi era “bresciano”? Di certo usava armi fabbricate qui. Sarà lui il testimonial della grande mostra sull’Età del Rame.

Ötzi l’uomo venuto dal ghiaccio sarà il “testimonial” della grande mostra sull’Età del Rame che il Museo Diocesano di Brescia ospiterà dal 26 gennaio al 15 maggio del prossimo anno. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele C. De Marinis.
Naturalmente la celebre mummia non potrà essere spostata dalla sua “tomba” di acciaio e cristallo nel Museo che le è stato dedicato a Bolzano.
Qui le speciali macchine ne garantiscono la conservazione, mantenendo il corpo del guerriero ad una temperatura costante di meno sette gradi e ad un livello controllato di umidità e in ambiente sterile. Spostarla è inammissibile perché ne potrebbe risultare compromessa la conservazione.

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Ötzi era “bresciano”? Di certo usava armi fabbricate qui. Sarà lui il testimonial della grande mostra sull’Età del Rame.

Ötzi l’uomo venuto dal ghiaccio sarà il “testimonial” della grande mostra sull’Età del Rame che il Museo Diocesano di Brescia ospiterà dal 26 gennaio al 15 maggio del prossimo anno. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele C. De Marinis.
Naturalmente la celebre mummia non potrà essere spostata dalla sua “tomba” di acciaio e cristallo nel Museo che le è stato dedicato a Bolzano.
Qui le speciali macchine ne garantiscono la conservazione, mantenendo il corpo del guerriero ad una temperatura costante di meno sette gradi e ad un livello controllato di umidità e in ambiente sterile. Spostarla è inammissibile perché ne potrebbe risultare compromessa la conservazione.

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Definita la struttura del Concorso Internazionale di Detour

Definita la struttura del Concorso Internazionale di Detour. 10 le opere ammesse in concorso, attenzione particolare alle cinematografie emergenti.

Inizia a prendere forma il programma di Detour, il nuovo festival cinematografico che Fondazione March ha organizzato e promosso intorno all’idea del viaggio come esperienza personale e collettiva, fisica, spirituale, simbolica. Sede del Festival sarà il cinema Porto Astra, affiancato da altre sedi cittadine, dal 18 al 21 ottobre 2012.
Il tema del viaggio e del viaggiare sarà raccontato in tutte le sue sfumature: viaggi di scoperta e di esplorazione, viaggi spirituali ed esperienziali, per raccontare distanze, tragitti, tappe. Film di generi diversi, dal dramma al road movie ai film di animazione.
Detour è diretto dal regista padovano Marco Segato e presieduto da Francesco Bonsembiante e si avvale del patrocinio e della collaborazione delle Istituzioni come il Comune di Padova, Regione del Veneto, Provincia di Padova e Università degli Studi di Padova.
Main partner dell’iniziativa è il gruppo Trivellato, concessionario Mercedes-Benz che compie proprio quest’anno 90 anni di storia. “Il nostro – spiega Luca Trivellato, amministratore delegato della società – è stato un lungo viaggio nel mondo della mobilità. Il viaggio è per noi una metafora straordinaria di libertà, scoperta e innovazione. Il nostro sostegno a questo festival non nasce quindi dal caso”.
Il festival sarà sostenuto anche da due main sponsor: Superflash e Cassa di Risparmio del Veneto (Gruppo Intesa Sanpaolo) già attenti al cinema con il progetto perFiducia e supportando le produzioni cinematografiche, oltre che con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

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Definita la struttura del Concorso Internazionale di Detour

Definita la struttura del Concorso Internazionale di Detour. 10 le opere ammesse in concorso, attenzione particolare alle cinematografie emergenti.

Inizia a prendere forma il programma di Detour, il nuovo festival cinematografico che Fondazione March ha organizzato e promosso intorno all’idea del viaggio come esperienza personale e collettiva, fisica, spirituale, simbolica. Sede del Festival sarà il cinema Porto Astra, affiancato da altre sedi cittadine, dal 18 al 21 ottobre 2012.
Il tema del viaggio e del viaggiare sarà raccontato in tutte le sue sfumature: viaggi di scoperta e di esplorazione, viaggi spirituali ed esperienziali, per raccontare distanze, tragitti, tappe. Film di generi diversi, dal dramma al road movie ai film di animazione.
Detour è diretto dal regista padovano Marco Segato e presieduto da Francesco Bonsembiante e si avvale del patrocinio e della collaborazione delle Istituzioni come il Comune di Padova, Regione del Veneto, Provincia di Padova e Università degli Studi di Padova.
Main partner dell’iniziativa è il gruppo Trivellato, concessionario Mercedes-Benz che compie proprio quest’anno 90 anni di storia. “Il nostro – spiega Luca Trivellato, amministratore delegato della società – è stato un lungo viaggio nel mondo della mobilità. Il viaggio è per noi una metafora straordinaria di libertà, scoperta e innovazione. Il nostro sostegno a questo festival non nasce quindi dal caso”.
Il festival sarà sostenuto anche da due main sponsor: Superflash e Cassa di Risparmio del Veneto (Gruppo Intesa Sanpaolo) già attenti al cinema con il progetto perFiducia e supportando le produzioni cinematografiche, oltre che con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

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Louvre: Goppion protegge i tesori dell’Islam

Trasparenti come bolle di sapone, inespugnabili come casseforti: le vetrine Goppion proteggono i tesori dell’Islam

Al Louvre, i capolavori dell’arte islamica parlano italiano.
L’allestimento della nuova ala espositiva è stato infatti realizzato dal Laboratorio Goppion, l’impresa milanese leader del settore che aggiunge così un ulteriore fregio ai molti già guadagnati nei principali musei del pianeta.
Per il Département des Arts de l’Islam Sandro Goppion e i suoi tecnici hanno messo a punto vetrine ad altissima tecnologia, appositamente studiate per ospitare i tesori, diversissimi per dimensioni e tipologia che, nel museo più celebre del mondo, documentano la straordinaria grandezza artistica dell’Islam.
La galleria, che aprirà i battenti il 22 settembre, è frutto di un intervento che ha il rilievo della realizzazione della Grande Piramide di Pei. Ad accoglierla è il sottosuolo della Cour Visconti, in prossimità della Senna, dove è stato scavato un “forziere” che raggiunge i 12 metri di profondità, ricoperto da un grande “velo” iridescente di vetro progettato da Mario Bellini e Rudy Ricciotti.
La superficie espositiva di 3500 mq si articola su due livelli. Il percorso di visita è ininterrotto, il discorso ritmato solo dai tempi di permanenza davanti agli oggetti, dalla meditazione e dal riposo voluti e favoriti dal progetto museografico curato dall’architetto Renaud Pierard. Gli interni sono dominati dai colori scuri: nero il pavimento, in pietra grigia scura gli arredi. Le superfici di pietra porosa danno l’idea di monoliti che continuano all’interno e all’esterno delle vetrine. In questo non spazio, le vetrine Goppion, lievi e trasparenti come bolle di sapone, quasi scompaiono per esaltare la visione dei coloratissimi oggetti contenuti e favorire la percezione dell’architettura storica o moderna.

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Louvre: Goppion protegge i tesori dell’Islam

Trasparenti come bolle di sapone, inespugnabili come casseforti: le vetrine Goppion proteggono i tesori dell’Islam

Al Louvre, i capolavori dell’arte islamica parlano italiano.
L’allestimento della nuova ala espositiva è stato infatti realizzato dal Laboratorio Goppion, l’impresa milanese leader del settore che aggiunge così un ulteriore fregio ai molti già guadagnati nei principali musei del pianeta.
Per il Département des Arts de l’Islam Sandro Goppion e i suoi tecnici hanno messo a punto vetrine ad altissima tecnologia, appositamente studiate per ospitare i tesori, diversissimi per dimensioni e tipologia che, nel museo più celebre del mondo, documentano la straordinaria grandezza artistica dell’Islam.
La galleria, che aprirà i battenti il 22 settembre, è frutto di un intervento che ha il rilievo della realizzazione della Grande Piramide di Pei. Ad accoglierla è il sottosuolo della Cour Visconti, in prossimità della Senna, dove è stato scavato un “forziere” che raggiunge i 12 metri di profondità, ricoperto da un grande “velo” iridescente di vetro progettato da Mario Bellini e Rudy Ricciotti.
La superficie espositiva di 3500 mq si articola su due livelli. Il percorso di visita è ininterrotto, il discorso ritmato solo dai tempi di permanenza davanti agli oggetti, dalla meditazione e dal riposo voluti e favoriti dal progetto museografico curato dall’architetto Renaud Pierard. Gli interni sono dominati dai colori scuri: nero il pavimento, in pietra grigia scura gli arredi. Le superfici di pietra porosa danno l’idea di monoliti che continuano all’interno e all’esterno delle vetrine. In questo non spazio, le vetrine Goppion, lievi e trasparenti come bolle di sapone, quasi scompaiono per esaltare la visione dei coloratissimi oggetti contenuti e favorire la percezione dell’architettura storica o moderna.

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