Don McCullin. A Palazzo Magnani dall’11 maggio

Don McCullin (Londra, 1935), uno dei miti della fotografia del Novecento, è stato il testimone di molti dei conflitti e delle tragedie umanitarie che hanno connotato la seconda metà del secolo appena trascorso. A coinvolgerlo come fotografo e fotoreporter sono state, e sono, le sofferenze collettive, siano esse frutto di conflitti dichiarati, e quindi guerre, …

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Don McCullin. A Palazzo Magnani dall’11 maggio

Don McCullin (Londra, 1935), uno dei miti della fotografia del Novecento, è stato il testimone di molti dei conflitti e delle tragedie umanitarie che hanno connotato la seconda metà del secolo appena trascorso. A coinvolgerlo come fotografo e fotoreporter sono state, e sono, le sofferenze collettive, siano esse frutto di conflitti dichiarati, e quindi guerre, rivolte, conflitti etnici, che di tragedie ed emergenze sociali: le gang urbane, le diverse emarginazioni, il dramma dell’Aids in Africa. A Palazzo Magnani, dall’11 maggio al 15 luglio, la mostra Don McCullin. La pace impossibile. Dalle fotografie di guerra ai paesaggi 1958-2011 racconta il Novecento del nostro pianeta visto con gli occhi di questo straordinario testimone del tempo.  Quello proposto da Sandro Parmiggiani e Robert Pledge, curatori dell’esposizione, è un percorso di enorme potenza espressiva, lungo 160 immagini – fotografie rigorosamente in bianco e nero, tutte stampate personalmente da McCullin – scattate in alcuni dei teatri in cui McCullin ha volontariamente scelto di essere presente.

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Fondazione Magnani Rocca in una grande “Divina Commedia”

Incubi, angosce, estasi di grandi illustratori della Divina Commedia in un percorso di notevole suggestione che conduce il visitatore dalle tenebre infernali alla luce paradisiaca nelle sale espositive della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma. Dal 31 marzo al 1° luglio 2012 è infatti Dante – attraverso le opere d’arte di Gustave Doré, Francesco Scaramuzza e Amos Nattini dedicate alla Commedia – il protagonista della nuova mostra proposta dalla Fondazione presieduta da Giancarlo Forestieri.  Dopo il passaggio in quell’Empireo terreno costituito dalle opere sublimi di alcuni dei più grandi artisti di ogni tempo esposte nella celebre Villa dei Capolavori, sede della Fondazione, l’inizio della mostra, con la discesa alla Sala dell’Inferno, rappresenta un forte contrasto sottolineato dalla Sinfonia dantesca di Franz Liszt, grande musicista contemporaneo di Doré e di Scaramuzza, che accompagna il visitatore con le drammatiche note dedicate alla prima Cantica, passando poi per la Sala del Purgatorio fino al culmine mistico del Magnificat nella Sala del Paradiso. L’interesse del Fondatore Luigi Magnani per le corrispondenze fra varie espressioni artistiche trova così un nuovo omaggio nell’accostamento di poesia, arti figurative, musica, in una mostra, curata da Stefano Roffi, che offre al pubblico un forte coinvolgimento visivo quanto emotivo e spirituale.

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Fondazione Magnani Rocca in una grande “Divina Commedia”

Incubi, angosce, estasi di grandi illustratori della Divina Commedia in un percorso di notevole suggestione che conduce il visitatore dalle tenebre infernali alla luce paradisiaca nelle sale espositive della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma. Dal 31 marzo al 1° luglio 2012 è infatti Dante – attraverso le opere d’arte di Gustave Doré, Francesco Scaramuzza e Amos Nattini dedicate alla Commedia – il protagonista della nuova mostra proposta dalla Fondazione presieduta da Giancarlo Forestieri.  Dopo il passaggio in quell’Empireo terreno costituito dalle opere sublimi di alcuni dei più grandi artisti di ogni tempo esposte nella celebre Villa dei Capolavori, sede della Fondazione, l’inizio della mostra, con la discesa alla Sala dell’Inferno, rappresenta un forte contrasto sottolineato dalla Sinfonia dantesca di Franz Liszt, grande musicista contemporaneo di Doré e di Scaramuzza, che accompagna il visitatore con le drammatiche note dedicate alla prima Cantica, passando poi per la Sala del Purgatorio fino al culmine mistico del Magnificat nella Sala del Paradiso. L’interesse del Fondatore Luigi Magnani per le corrispondenze fra varie espressioni artistiche trova così un nuovo omaggio nell’accostamento di poesia, arti figurative, musica, in una mostra, curata da Stefano Roffi, che offre al pubblico un forte coinvolgimento visivo quanto emotivo e spirituale.

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“Sarnari. Cancellazioni” a Rimini

Apre il 31 marzo, e si concluderà domenica 3 giugno, la mostra Sarnari. Cancellazioni a Castel Sismondo, la rocca malatestiana di Rimini. A promuovere l’esposizione, curata da Marco Goldin, è Linea d’ombra insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, con la partecipazione del Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta. Nell’anno in cui Linea d’ombra festeggia i primi, fortunati 15 anni di attività, una mostra di Franco Sarnari non poteva non esserci. In questi 15 anni infatti l’artista e Marco Goldin hanno dato vita ad alcune esposizioni fondamentali: dalla retrospettiva Sarnari. Opere 1957 – 1994 che a Palazzo Sarcinelli di Conegliano ha proposto nell’autunno del 1994 ben ottanta dipinti del maestro, alla successiva monografica dedicata alle Cancellazioni (Villa Foscarini – Rossi a Stra) e via via, piccole monografiche negli intermezzi, sino alla grande rassegna Sarnari. Il Nero al Castello di Brescia nell’autunno del 2005.  Per questa mostra riminese, Sarnari ha voluto riprendere, aggiornandolo, un filone fortunato della sua poetica, quello dedicato alle Cancellazioni, agli interventi cioè che l’artista siciliano opera sull’immagine di opere d’arte storiche, con una sua particolare sensibilità e con modalità di volta in volta differenti.

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“Sarnari. Cancellazioni” a Rimini

Apre il 31 marzo, e si concluderà domenica 3 giugno, la mostra Sarnari. Cancellazioni a Castel Sismondo, la rocca malatestiana di Rimini. A promuovere l’esposizione, curata da Marco Goldin, è Linea d’ombra insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, con la partecipazione del Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta. Nell’anno in cui Linea d’ombra festeggia i primi, fortunati 15 anni di attività, una mostra di Franco Sarnari non poteva non esserci. In questi 15 anni infatti l’artista e Marco Goldin hanno dato vita ad alcune esposizioni fondamentali: dalla retrospettiva Sarnari. Opere 1957 – 1994 che a Palazzo Sarcinelli di Conegliano ha proposto nell’autunno del 1994 ben ottanta dipinti del maestro, alla successiva monografica dedicata alle Cancellazioni (Villa Foscarini – Rossi a Stra) e via via, piccole monografiche negli intermezzi, sino alla grande rassegna Sarnari. Il Nero al Castello di Brescia nell’autunno del 2005.  Per questa mostra riminese, Sarnari ha voluto riprendere, aggiornandolo, un filone fortunato della sua poetica, quello dedicato alle Cancellazioni, agli interventi cioè che l’artista siciliano opera sull’immagine di opere d’arte storiche, con una sua particolare sensibilità e con modalità di volta in volta differenti.

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In Toscana all’alba del XX secolo

La Società di Belle Arti presenta, dal 7 aprile al 3 giugno, nella sede di Viareggio, una preziosa selezione di circa quaranta dipinti toscani tra otto e novecento, provenienti da una nota raccolta costituitasi nel secondo dopoguerra. Con questa mostra, curata da Francesco Palminteri, la storia della pittura in Toscana all’alba del Novecento, si dipana attraverso alcune tappe fondamentali: dalla dirompente lezione fattoriana, magnificamente riassunta nella Strada bianca, al divisionismo di Nomellini e all’ardita sperimentazione di Ghiglia al tempo della rivista “Il Leonardo”, fino all’Avanguardia futurista di Rosai e al “richiamo all’ordine” di Soffici, per giungere, infine, all’espressionismo di Viani e alla moderna ed eclettica classicità di Ram.

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In Toscana all’alba del XX secolo

La Società di Belle Arti presenta, dal 7 aprile al 3 giugno, nella sede di Viareggio, una preziosa selezione di circa quaranta dipinti toscani tra otto e novecento, provenienti da una nota raccolta costituitasi nel secondo dopoguerra. Con questa mostra, curata da Francesco Palminteri, la storia della pittura in Toscana all’alba del Novecento, si dipana attraverso alcune tappe fondamentali: dalla dirompente lezione fattoriana, magnificamente riassunta nella Strada bianca, al divisionismo di Nomellini e all’ardita sperimentazione di Ghiglia al tempo della rivista “Il Leonardo”, fino all’Avanguardia futurista di Rosai e al “richiamo all’ordine” di Soffici, per giungere, infine, all’espressionismo di Viani e alla moderna ed eclettica classicità di Ram.

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Il mito del Garda attraverso lo sguardo dei Lotze

I Lotze: le loro immagini all’albumina hanno contribuito a diffondere nel Continente il mito del Grande Lago Blu, il Garda. Dal 30 marzo al 10 giugno 2012, il MAG Museo Alto Garda propone una ampia retrospettiva delle loro mitiche fotografie. 120 stampe vintage, di cui un buon numero inedite, tutte della dinastia italo-tedesca dei Lotze. Ad ospitare la grande esposizione è la Fortezza Asburgica che affonda le proprie fondamenta entro le acque del Lago, a Riva del Garda. La mostra è promossa dal MAG e curata da Alberto Prandi. I Lotze scesero a Verona da Monaco alla metà dell’Ottocento. Il capostipite Moritz Lotze, pittore di corte del Duca di Sassonia, con all’attivo un solido sodalizio con Franz Hanfstaengl, sperimentatore e celebre fotografo tedesco, introduce nella città scaligera la nuova suggestiva tecnica fotografica al collodio.

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Il mito del Garda attraverso lo sguardo dei Lotze

I Lotze: le loro immagini all’albumina hanno contribuito a diffondere nel Continente il mito del Grande Lago Blu, il Garda. Dal 30 marzo al 10 giugno 2012, il MAG Museo Alto Garda propone una ampia retrospettiva delle loro mitiche fotografie. 120 stampe vintage, di cui un buon numero inedite, tutte della dinastia italo-tedesca dei Lotze. …

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A Ca’ Foscari le Venezie di Congdon

«William Congdon è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d’esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli ha saputo cogliere l’effettiva essenza di molti secoli e fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro [.] Sono fatti di lava; sono lampeggianti; palpitano della vita e della passione di tutti i veneziani che da lungo tempo riposano nella loro ultima dimora.» Così scriveva Peggy Guggenheim nel 1953, esprimendo il suo entusiasmo di fronte alle Venezie di Congdon.

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A Ca’ Foscari le Venezie di Congdon

«William Congdon è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d’esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli ha saputo cogliere l’effettiva essenza di molti secoli e fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro [.] Sono fatti di lava; sono lampeggianti; palpitano della vita e della passione di tutti i veneziani che da lungo tempo riposano nella loro ultima dimora.» Così scriveva Peggy Guggenheim nel 1953, esprimendo il suo entusiasmo di fronte alle Venezie di Congdon.

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