SEI UN FIGLIO DI…

Tuo padre o tua madre sono in politica? Uno zio nel mondo dello spettacolo ce l’hai? Qualcuno  avvocato, medico, notaio? Se è così, non devi preoccuparti per il tuo futuro, anche se  non sai fare nulla o non hai voglia di fare nulla, non devi studiare, o per lo meno non devi studiare in maniera canonica, tanto prima o poi ad honorem te lo danno quel pezzo di carta, e non darti più di tanto da fare per acquisire capacità, certamente manderai avanti l’azienda di famiglia. In Italia funziona così. Ci saranno anche  delle eccezioni, ma come tutte le eccezioni confermano le regole, e anche in questo caso ci troviamo davanti al nepotismo più estremo. Dove non ci presentano il figlio d’arte ci presentano il fratello, il cugino, il parente più prossimo, l’amico o l’amichetta, il nonno dello zio di…insomma l’importante è raccomandare qualcuno che abbia anche un minimo lontanissimo legame genetico con il “personaggio passepartout”. Tutto questo dovrebbe far pensare la massa, cioè i comuni mortali, perchè questo atteggiamento ha portato questo paese ad essere quello che vediamo ogni giorno, ovvero una sorta di babilonia gestita e comandata da chi si improvvisa “esperto”, e fa acqua da tutte le parti.

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Tuo padre o tua madre sono in politica? Uno zio nel mondo dello spettacolo ce l’hai? Qualcuno  avvocato, medico, notaio? Se è così, non devi preoccuparti per il tuo futuro, anche se  non sai fare nulla o non hai voglia di fare nulla, non devi studiare, o per lo meno non devi studiare in maniera canonica, tanto prima o poi ad honorem te lo danno quel pezzo di carta, e non darti più di tanto da fare per acquisire capacità, certamente manderai avanti l’azienda di famiglia. In Italia funziona così. Ci saranno anche  delle eccezioni, ma come tutte le eccezioni confermano le regole, e anche in questo caso ci troviamo davanti al nepotismo più estremo. Dove non ci presentano il figlio d’arte ci presentano il fratello, il cugino, il parente più prossimo, l’amico o l’amichetta, il nonno dello zio di…insomma l’importante è raccomandare qualcuno che abbia anche un minimo lontanissimo legame genetico con il “personaggio passepartout”. Tutto questo dovrebbe far pensare la massa, cioè i comuni mortali, perchè questo atteggiamento ha portato questo paese ad essere quello che vediamo ogni giorno, ovvero una sorta di babilonia gestita e comandata da chi si improvvisa “esperto”, e fa acqua da tutte le parti.

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La Pubblicità Su Twitter

Se avete usato Twitter almeno una volta saprete che il social network del micro blogging ha una vasta popolarità a livello mondiale, Twitter ospita persino un grande numero di celebrità che sfruttano tutto quello che il web ha da offrire. Twitter è stato creato da Jack Dorsey nel 2006 e sfrutta l’idea di base degli sms, ma benché il sito abbia ottenuto una notevole popolarità non ha mai realizzato dei profitti. I social network sono aziende come le altre e per funzionare e coprire i costi della loro attività devono ricevere delle entrate. Il modo più semplice e usato per fare profitti è sfruttare l’internet marketing. Molti social network hanno già integrato dei moduli pubblicitari nei loro siti web per produrre delle entrate, ad esempio Facebook ha dedicato il lato sinistro delle pagine degli utenti agli avvisi pubblicitari. Twitter ha annunciato di recente la sua intenzione di introdurre la pubblicità nei suoi flussi di ricerca per incrementare i ricavi. L’annuncio ha diviso l’opinione degli avidi utenti di Twitter e degli esperti di internet marketing. La maggior parte degli utenti di Twitter non desidera essere bombardata da messaggi pubblicitari perché questo interferirebbe con il loro modo di interagire con il sito internet.

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La Pubblicità Su Twitter

Se avete usato Twitter almeno una volta saprete che il social network del micro blogging ha una vasta popolarità a livello mondiale, Twitter ospita persino un grande numero di celebrità che sfruttano tutto quello che il web ha da offrire. Twitter è stato creato da Jack Dorsey nel 2006 e sfrutta l’idea di base degli sms, ma benché il sito abbia ottenuto una notevole popolarità non ha mai realizzato dei profitti. I social network sono aziende come le altre e per funzionare e coprire i costi della loro attività devono ricevere delle entrate. Il modo più semplice e usato per fare profitti è sfruttare l’internet marketing. Molti social network hanno già integrato dei moduli pubblicitari nei loro siti web per produrre delle entrate, ad esempio Facebook ha dedicato il lato sinistro delle pagine degli utenti agli avvisi pubblicitari. Twitter ha annunciato di recente la sua intenzione di introdurre la pubblicità nei suoi flussi di ricerca per incrementare i ricavi. L’annuncio ha diviso l’opinione degli avidi utenti di Twitter e degli esperti di internet marketing. La maggior parte degli utenti di Twitter non desidera essere bombardata da messaggi pubblicitari perché questo interferirebbe con il loro modo di interagire con il sito internet.

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Ad ognuno la sua paura!

Esistono paure che a solo a sentirle nominare fanno ridere, chi potrebbe aver paura dei frutti di mare, ostraconofobia; della verdura, lachanofobia; degli angoli di case e palazzi, gonofobia; degli oggetti spigolosi, spigolofobia.  Eppure, per chi soffre di queste fobie, oggetti assolutamente innocui come una vongola, un cetriolo o uno spigolo si trasformano in incubi terrificanti, rendendo la vita di tutti i giorni difficile e paurosa come una specie di film dell’orrore. Perchè se aver paura dei serpenti o degli ascensori troppo piccoli è socialmente accettato e capito, temere tremendamente le ginocchia proprie e altrui genufobia o le scale batmofobia, può rendere difficile o quasi impossibile avere un lavoro e condurre una normale esistenza in mezzo alle altre persone. Si tratta quindi di disturbi un po’ insoliti, ma sicuramente seri e invalidanti, che possono colpire un po’ tutti, indistintamente. La buona notizia è che dalle fobie si può guarire, basta scegliere la strada giusta: come affidarsi alla psicoterapia comportamentale, oppure attraverso ipnosi, fino ad arrivare ai farmaci per i casi più gravi. 
Nel dettaglio, quali sono le fobie più comuni, ma anche strane, che influenzano la vita degli italiani?

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Ad ognuno la sua paura!

Esistono paure che a solo a sentirle nominare fanno ridere, chi potrebbe aver paura dei frutti di mare, ostraconofobia; della verdura, lachanofobia; degli angoli di case e palazzi, gonofobia; degli oggetti spigolosi, spigolofobia.  Eppure, per chi soffre di queste fobie, oggetti assolutamente innocui come una vongola, un cetriolo o uno spigolo si trasformano in incubi terrificanti, rendendo la vita di tutti i giorni difficile e paurosa come una specie di film dell’orrore. Perchè se aver paura dei serpenti o degli ascensori troppo piccoli è socialmente accettato e capito, temere tremendamente le ginocchia proprie e altrui genufobia o le scale batmofobia, può rendere difficile o quasi impossibile avere un lavoro e condurre una normale esistenza in mezzo alle altre persone. Si tratta quindi di disturbi un po’ insoliti, ma sicuramente seri e invalidanti, che possono colpire un po’ tutti, indistintamente. La buona notizia è che dalle fobie si può guarire, basta scegliere la strada giusta: come affidarsi alla psicoterapia comportamentale, oppure attraverso ipnosi, fino ad arrivare ai farmaci per i casi più gravi. 
Nel dettaglio, quali sono le fobie più comuni, ma anche strane, che influenzano la vita degli italiani?

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Stop alla violenza

Basta guardare la televisione o leggere un giornale per rendersi conto di quanta violenza ci sia nel mondo e da quanti problemi siamo quotidianamente afflitti. Eppure, nonostante l’alto livello di civilizzazione, forse proprio a causa di questo, ci sentiamo insicuri e minacciati, dal mondo che ci circonda e dalle persone stesse che ci sono attorno. Le nostre aspettative di sicurezza sono aumentate,  di pari passo con il desiderio di condurre una vita lunga, piacevole e tranquilla.  La violenza prospera su un terreno di eccessiva tolleranza per cui il criminale gode di eccessive giustificazioni, si cerca sempre un alibi alle azioni più riprovevoli, come se il fatto di essere “cattivo” fosse riconducibile a traumi infantili, all’esclusione sociale, alla famiglia,alla società. E’ quindi giusto essere violento, perchè si è subita violenza? Il concetto di “responsabilità” deve tornare nel suo significato più ampio, e deve essere un dovere di entrambi: sia di chi compie l’abuso, sia di chi assiste all’atto. La società, chi è preposto all’ordine pubblico, non può tollerare i comportamenti violenti, anche quelli di minore entità.  Combattere la violenza non significa renderla più esplosiva e pericolosa, anche se certamente la repressione non basta. Difendersi dai delinquenti non è l’unico mezzo per risanare la società, ma cercando di evitare che tante cose capitino, magari intervenendo prima dove è necessario. Quindi conviene agire a monte, quando la persona è piccola, già dalle scuole elementari bisogna insegnare cosa sia il rispetto, e che la vita è un valore, e nessuno ha il diritto di dire il contrario. L’educazione, questo termine ormai caduto in disuso, deve essere l’arma contro tutti i comportamenti violenti, dal più banale e “irrisorio”, a quello “senza ritorno”.

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Basta guardare la televisione o leggere un giornale per rendersi conto di quanta violenza ci sia nel mondo e da quanti problemi siamo quotidianamente afflitti. Eppure, nonostante l’alto livello di civilizzazione, forse proprio a causa di questo, ci sentiamo insicuri e minacciati, dal mondo che ci circonda e dalle persone stesse che ci sono attorno. Le nostre aspettative di sicurezza sono aumentate,  di pari passo con il desiderio di condurre una vita lunga, piacevole e tranquilla.  La violenza prospera su un terreno di eccessiva tolleranza per cui il criminale gode di eccessive giustificazioni, si cerca sempre un alibi alle azioni più riprovevoli, come se il fatto di essere “cattivo” fosse riconducibile a traumi infantili, all’esclusione sociale, alla famiglia,alla società. E’ quindi giusto essere violento, perchè si è subita violenza? Il concetto di “responsabilità” deve tornare nel suo significato più ampio, e deve essere un dovere di entrambi: sia di chi compie l’abuso, sia di chi assiste all’atto. La società, chi è preposto all’ordine pubblico, non può tollerare i comportamenti violenti, anche quelli di minore entità.  Combattere la violenza non significa renderla più esplosiva e pericolosa, anche se certamente la repressione non basta. Difendersi dai delinquenti non è l’unico mezzo per risanare la società, ma cercando di evitare che tante cose capitino, magari intervenendo prima dove è necessario. Quindi conviene agire a monte, quando la persona è piccola, già dalle scuole elementari bisogna insegnare cosa sia il rispetto, e che la vita è un valore, e nessuno ha il diritto di dire il contrario. L’educazione, questo termine ormai caduto in disuso, deve essere l’arma contro tutti i comportamenti violenti, dal più banale e “irrisorio”, a quello “senza ritorno”.

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La chitarra elettrica: evoluzione e importanza dell’effettistica

La nascita della chitarra elettrica e la sua evoluzione fino ai tempi odierni ha influenzato la storia della musica. L’esigenza di amplificare la chitarra è stata dettata soprattutto da esigenze di “farla sentire” quando doveva confrontarsi con il volume di altri strumenti. La storia della chitarra elettrica parte in America: il primo pick-up magnetico fu inventato da George Beuchamp nel 1931 e successivamente fu Adolf Rickenbecker a iniziare sperimentazioni per elettrificare la chitarra. La prima chitarra prodotta, in seguito a varie sperimentazioni, fu la Gibson ES-150 caratterizzata dal corpo cavo, vuoto (hollow-body) e inventata da Charlie Christian considerato il padre della chitarra Jazz. In Italia la prima chitarra elettrica fu costruita nel 1937 ad opera di Airoldi di Galliate, che usò come sistema di amplificazione una normale radio. Alla fine degli anni ’40 Leo Fender realizza la sua prima chitarra modulare costruita con un corpo solido, e il 1953 è l’anno di nascita della Stratocaster che a tutt’oggi non presenta sostanziali modifiche rispetto al modello originale.

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La chitarra elettrica: evoluzione e importanza dell’effettistica

La nascita della chitarra elettrica e la sua evoluzione fino ai tempi odierni ha influenzato la storia della musica. L’esigenza di amplificare la chitarra è stata dettata soprattutto da esigenze di “farla sentire” quando doveva confrontarsi con il volume di altri strumenti. La storia della chitarra elettrica parte in America: il primo pick-up magnetico fu inventato da George Beuchamp nel 1931 e successivamente fu Adolf Rickenbecker a iniziare sperimentazioni per elettrificare la chitarra. La prima chitarra prodotta, in seguito a varie sperimentazioni, fu la Gibson ES-150 caratterizzata dal corpo cavo, vuoto (hollow-body) e inventata da Charlie Christian considerato il padre della chitarra Jazz. In Italia la prima chitarra elettrica fu costruita nel 1937 ad opera di Airoldi di Galliate, che usò come sistema di amplificazione una normale radio. Alla fine degli anni ’40 Leo Fender realizza la sua prima chitarra modulare costruita con un corpo solido, e il 1953 è l’anno di nascita della Stratocaster che a tutt’oggi non presenta sostanziali modifiche rispetto al modello originale.

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Napoli-Milan 1-2: rossoneri secondi

Il Milan vince a Napoli e agguanta il secondo posto solitario dietro la Lazio. Partita sofferta quella dei rossoneri che prima segnano con Robinho, poi pur godendo di una supremazia numerica in campo per più di un tempo (Pazienza, ammonito due volte da Rizzoli per fallo di mano viene espulso al 46′) non riescono mai ad essere realmente superiori al Napoli. Ibrahimovic segna su cross di Oddo al 27′ della ripresa ma Lavezzi al 33′ riapre la partita e seppur in inferiorità numerica gli uomini di Mazzarri si comportano da leoni cercando il gol fino all’ultimo minuto di recupero. Per il Milan un grande Robinho e la conferma, seppur non servisse, di Ibra; nel Napoli un cuore grande, grande e i complimenti a fine partita anche dei tifosi rossoneri. .
MARCATORI: Robinho (M) al 22′ p.t.; Ibrahimovic (M) al 27′, Lavezzi (N) al 33′ s.t.
NAPOLI (3-4-2-1):
De Sanctis; Grava, Aronica, Campagnaro; Maggio (dal 22′ st Yebda), Pazienza, Gargano (dal 39′ st Dumitru), Dossena; Hamsik (dal 23′ st Sosa), Lavezzi; Cavani. (Iezzo, Cribari, Vitale, Blasi). All.: Mazzarri.
MILAN (4-3-3):
Abbiati; Bonera, Nesta, Papastathopoulos, Antonini (dal 12′ pt Oddo); Gattuso 6,5 (dal 41′ st Flamini), Pirlo, Boateng; Pato, Ibrahimovic (dal 30′ st Seedorf), Robinho. (Amelia, Yepes, Montelongo, Inzaghi). All.: Allegri.

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Napoli-Milan 1-2: rossoneri secondi

Il Milan vince a Napoli e agguanta il secondo posto solitario dietro la Lazio. Partita sofferta quella dei rossoneri che prima segnano con Robinho, poi pur godendo di una supremazia numerica in campo per più di un tempo (Pazienza, ammonito due volte da Rizzoli per fallo di mano viene espulso al 46′) non riescono mai ad essere realmente superiori al Napoli. Ibrahimovic segna su cross di Oddo al 27′ della ripresa ma Lavezzi al 33′ riapre la partita e seppur in inferiorità numerica gli uomini di Mazzarri si comportano da leoni cercando il gol fino all’ultimo minuto di recupero. Per il Milan un grande Robinho e la conferma, seppur non servisse, di Ibra; nel Napoli un cuore grande, grande e i complimenti a fine partita anche dei tifosi rossoneri. .
MARCATORI: Robinho (M) al 22′ p.t.; Ibrahimovic (M) al 27′, Lavezzi (N) al 33′ s.t.
NAPOLI (3-4-2-1):
De Sanctis; Grava, Aronica, Campagnaro; Maggio (dal 22′ st Yebda), Pazienza, Gargano (dal 39′ st Dumitru), Dossena; Hamsik (dal 23′ st Sosa), Lavezzi; Cavani. (Iezzo, Cribari, Vitale, Blasi). All.: Mazzarri.
MILAN (4-3-3):
Abbiati; Bonera, Nesta, Papastathopoulos, Antonini (dal 12′ pt Oddo); Gattuso 6,5 (dal 41′ st Flamini), Pirlo, Boateng; Pato, Ibrahimovic (dal 30′ st Seedorf), Robinho. (Amelia, Yepes, Montelongo, Inzaghi). All.: Allegri.

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